Fusione fredda: intervista a Francesco Celani - Seconda parte

Questo articolo contiene trascrizione della seconda ed ultima parte dell'interessante intervista di Radio 24 al fisico Francesco Celani, andata in onda a Natale 2014 .
Inizio seconda parte:
Melis: Ecco, senta, secondo i fusionisti, ecco, mi lasci usare questa definizione, in particolare negli ultimi anni, ci sono stati molti passi avanti nella comprensione di questo fenomeno. Lei ha citato molti articoli di pochi anni fa. Che cosa si è capito rispetto alle condizioni che lo rendono possibile, quali sono, diciamo, le conclusioni, le acquisizioni più importanti degli ultimi anni.
Celani: Allora, intanto, le conclusioni sono frutto di venti anni di lavoro abbondante, quindi sembra che la strada chiave sia avere materiale nanometrico. Se non si hanno strutture nanometriche non si arriva a nulla. Il palladio, per motivi suoi metallurgici, spontaneamente diventa nanometrico.
Melis: Quindi un ... un ingrediente ... ci vogliono delle strutture nanometriche. Poi?
Celani: Ci vuole un gas opportuno, nel caso del palladio il deuterio, nel caso del nichel l'idrogeno, insomma dei gas opportuni che riescono ad entrare all'interno della matrice metallica.
Melis: Imbevono proprio, come se fosse una spugna piena d'acqua, questi metalli si riempiono di gas, no? ... tra virgolette ...
Celani: Soprattutto ci vuole un valore di soglia critica del rapporto deuterio su palladio, per cui i fenomeni possono avvenire, non devono, possono, se c'è un flusso adeguato di deuterio all'interno e c'è un non equilibrio. Più il non equilibrio è forte più il fenomeno è forte.
Melis: Quindi ci sono quattro condizioni cruciali: presenza di nanostrutture, metalli con queste strutture nano,  il superamento di questa soglia di concentrazione all'interno dei metalli dell'idrogeno o del deuterio secondo i casi, il non equilibrio, cioè ci deve essere un flusso di questo gas, e infine, naturalmente, i materiali che devono essere, devono avere delle caratteristiche specifiche. Ciò detto, che cosa ci può dire dei primi esperimenti sulla fusione fredda, fine anni '80, inizio anni '90, e della loro coerenza con questi parametri, che, mi sembra di capire, avete individuato solo successivamente?
Celani: Il punto è proprio questo, i parametri li ho scoperti dopo. Quindi la maggior parte degli esperimenti fatti i primi anni erano fatti non in maniera corretta, ma non perché i ricercatori non fossero bravi ma non conoscevano i parametri importanti. Per dare un esempio, su 100 esperimenti effettuati 99 non servivano a niente. Sono stati gli ultimi, a chi ha continuato,  per capire che quella strada era sbagliata, ma di per se non valevano a niente.
Melis: Ci sono vari tentativi oggi di dare una cornice teorica alle LENR, tante idee molto diverse tra loro, vero?
Celani: Ho contato 151 modelli teorici
Melis: Che è come non averne neanche uno, no?
Celani: ..neanche uno è chiaro
Melis: Dunque, Celani, qual è il rapporto tra gli esponenti di questa corrente di pensiero, chiamiamoli i fusionisti, e il resto della comunità dei fisici nucleari.
Celani: Mah, è un rapporto un po' conflittuale. C'è un fatto da tener presente: la fusione fredda in teoria non può esistere perché cozza con quasi tutto quello che  conosciamo. Fatta qualche debita eccezione,  non si accetta più il salto conoscitivo. Sappiamo quasi tutto per cui quel po' che si può aggiungere è pochissimo.
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Melis: Chi si occupa di questo campo di ricerca trova appoggio da parte delle istituzioni all'interno delle quali lavora o trova diciamo ...
Celani: Trova abbastanza difficoltà escluso casi particolari tipo il Giappone.
Melis: Se uno, per esempio, non arriva sulle riviste peer review diventa difficile che si inneschi anche tutto il meccanismo, Allora le chiedo: qual è il vostro rapporto con queste riviste?
Celani: il rapporto è altalenante. Alcune volte gli articoli passano tranquillamente sulle migliori riviste peer review, come le ho citato prima, altre volte, se per caso l'editore ha il semplice sospetto che sia legato il lavoro alla fusione fredda viene bloccato di principio, dicendo "Questo lavoro non ci interessa" per cui la cosa si ferma li ed è un peccato.
Melis: Lei che giustificazione da a questa situazione?
Celani: Mah ci sono stati indubbiamente degli errori di gestione dell'informazione da parte dei cosiddetti fusionisti freddi. Il fatto che il fenomeno non è riproducibile, per cui, ogni tanto, per motivi più o meno incontrollati, fortunosi, funziona. Uno preso dall'entusiasmo pubblica, poi prova a riprodurlo e non ci riesce ... una colpa anche nostra, ovviamente
Melis: ... anche adesso è così?
Celani: Adesso, da quando uno utilizza i materiali nanometrici la riproducibilità sta riguadagnando ... gradini.
Melis: Quindi tutta colpa vostra?
Celani: Non tutta colpa nostra. Perché in tantissimi altri campi di ricerca che non hanno interazione con il mondo reale, sbagli o non sbagli, non conta niente.
Melis: Teoria delle Stringhe, tanto per dirne una, no?
Celani: Eh... lasciamo perdere!
Melis: Sono settori di ricerca considerati, appunto, molto seri.
Celani: Per alcuni tipi di ricerca, se funziona bene, può cambiare gli equilibri del potere mondiale e quindi è guardata sotto la lente d'ingrandimento a volte eccessiva
Melis: Il fatto che, diciamo, la vicenda sia stata gestita malissimo all'inizio, soprattutto dagli stessi Fleischmann e Pons, gettando un ombra molto molto oscura su tutto questo, non crede che c'entri?
Celani: Ma, diciamo, l'inizio estremamente caotico, indubbiamente, ha avuto un peso. Però, l'altro punto chiave, è che gli esperimenti erano pochissimo riproducibili. Lì per lì non sembrava questo. Nessuno si era accorto gli esperimenti dipendevano dalla tipologia, dalla struttura metallurgica del palladio, sembrava una follia soltanto pensarlo. [fine intervista]

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