Uno, dieci ... centomila Mattia!
Ormai Mattia Sangermano è diventato, volente o nolente, un personaggio pubblico. Sul web si moltiplicano le parodie della sua intervista al TGCom24. Striscia la notizia lo ha clonato, manco fosse Renzi o Bruno Vespa.
Lui e tutta la sua famiglia, impietosamente messi alla berlina dai media.
Lui forse se l'è cercata, ma la sua famiglia?
Un'intervista incautamente concessa può diventare un punizione più severa di una condanna al carcere, ma potrebbe addirittura fare la fortuna di questo ragazzo, che il suo stesso padre sembra abbia definito un "pirla".
A me personalmente ricorda un po' qualche personaggio dei film di Verdone, ma i discorsi che fatto nella prima intervista non mi sembrano molto diversi da quelli che sento fare ad esempio ad alcuni ultrà, solo che a differenza di questi ultimi hanno ben chiaro quale siano i nemici, i "celerini" o i tifosi della squadra avversaria.
Ma quanti sono i giovani che si possono riconoscere i lui, o meglio che "noi" potremmo associare a lui? Quanti giovani (e non solo) si lasciano trascinare dall'inerzia del gruppo, dall'adrenalina della scontro, magari in uno stato di alterazione indotto dall'alcool o dall'assunzione di droghe?
Fra un "cioè" e l'altro Mattia dice politici, persone normali, divario enorme, e poi "loro rubano".
Se la classe politica ruba, se lo stato ruba, contro chi dirigere la protesta, contro chi fare casino?
(scusate forse mi sto un matti-a-zzando)
Certo non spaccando le vetrine degli artigiani, essi stessi già vittime dello stato.
Mattia non nomina mai i NoExpo, no nomina i Black Bloc, non parla della finanza internazionale, ma ha detto "loro rubano". Ma alla fine lui non è li perché vuole protestare contro qualcosa, lui partecipa al corteo perché c'è da fare bordello, lui si imbuca come magari un ragazzo più normale o meno violento s'imbuca ad una festa per divertirsi.
Ora mi permetto anche io di fare dello spirito, come l'ultimo avvoltoio giunto a strappare uno dei pochi brandelli di carne rimasta (questa sarebbe una specie di autocritica).
Mattia ha detto che avrebbe voluto spaccare anche lui qualcosa se solo avesse avuto fra le mani con cui farlo: che sia un manifestante timido? Come quei ragazzi che si decidono ad invitare una ragazza solo quando la musica finisce (purtroppo parlo per esperienza se pur di tempi lontani).
Fra le tante voci vorrei segnalare un articolo dell'espresso, di Riccardo Bocca:
Io sto con quel pirla di Mattia
È vero: il ragazzo ha sbagliato a difendere la violenza in piazza. Ma la punizione che sta subendo nasconde altro: il bisogno degli italiani di esorcizzare i problemi veri. A tutti i costi.
La prima intervista
Le scuse di Mattia
Lui e tutta la sua famiglia, impietosamente messi alla berlina dai media.
Un'intervista incautamente concessa può diventare un punizione più severa di una condanna al carcere, ma potrebbe addirittura fare la fortuna di questo ragazzo, che il suo stesso padre sembra abbia definito un "pirla".
Ma quanti sono i giovani che si possono riconoscere i lui, o meglio che "noi" potremmo associare a lui? Quanti giovani (e non solo) si lasciano trascinare dall'inerzia del gruppo, dall'adrenalina della scontro, magari in uno stato di alterazione indotto dall'alcool o dall'assunzione di droghe?
Fra un "cioè" e l'altro Mattia dice politici, persone normali, divario enorme, e poi "loro rubano".
Se la classe politica ruba, se lo stato ruba, contro chi dirigere la protesta, contro chi fare casino?
(scusate forse mi sto un matti-a-zzando)
Certo non spaccando le vetrine degli artigiani, essi stessi già vittime dello stato.
Mattia non nomina mai i NoExpo, no nomina i Black Bloc, non parla della finanza internazionale, ma ha detto "loro rubano". Ma alla fine lui non è li perché vuole protestare contro qualcosa, lui partecipa al corteo perché c'è da fare bordello, lui si imbuca come magari un ragazzo più normale o meno violento s'imbuca ad una festa per divertirsi.
Ora mi permetto anche io di fare dello spirito, come l'ultimo avvoltoio giunto a strappare uno dei pochi brandelli di carne rimasta (questa sarebbe una specie di autocritica).
Mattia ha detto che avrebbe voluto spaccare anche lui qualcosa se solo avesse avuto fra le mani con cui farlo: che sia un manifestante timido? Come quei ragazzi che si decidono ad invitare una ragazza solo quando la musica finisce (purtroppo parlo per esperienza se pur di tempi lontani).
Io sto con quel pirla di Mattia
È vero: il ragazzo ha sbagliato a difendere la violenza in piazza. Ma la punizione che sta subendo nasconde altro: il bisogno degli italiani di esorcizzare i problemi veri. A tutti i costi.
La prima intervista
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