Classifica del “No alla Violenza”
- No alla violenza sui bambini
- No alla violenza sui diversamente abili
- No alla violenza sulle donne
- No alla violenza in famiglia
- No alla violenza sui gay
- No al bullismo
- No alla violenza sugli extracomunitari
- No al mobbing
- No allo stalking
- No alla violenza contro gli indifesi
- No alla violenza contro i più deboli
- No alla violenza fra violenti
- No alla guerra
Oggi, 9 settembre 2009, è la giornata della violenza contro le donne. Le associazioni di difesa dei diritti della donna invitano tutte le donne, ma non solo, ad indossare qualcosa di bianco. Il bianco come simbolo di purezza, di innocenza, di speranza e di condanna contro chi, in modo assolutamente ingiustificato e ingiustificabile, esercita atti di violenza fisica e psicologica contro le donne. Una giornata che invita a far riflettere, ma soprattutto che si pone l’obiettivo di indurre le donne vittime di violenza ad uscire allo scoperto, a denunciare gli abusi e non avere paura o vergogna di quanto subisce.
tratto da http://www.ilgiornalediragusa.it/
La domanda che mi pongo è che mi sono già posto altre volte è la seguente:
Non sarebbe meglio combattere la violenza in toto? La violenza in se stessa e la violenza come strumento di prevaricazione. Combattere il principio da Far West che chi spara per primo ha ragione e che la ragione è del più forte.
D’altra parta è più facile sensibilizzare le persone su di un singolo aspetto della violenza che non in generale.
Abbiamo bisogno di visualizzare i concetti ed un bambino oggetto di violenza o una donna picchiata ci toccano molto di più di una strage in un paese africano.
E la violenza è soprattutto maschile? O è connessa al ruolo che il maschio riveste nella società?
E’ più degno di ammirazione un bambino che si rivolge al proprio maestro e ai genitori per non farsi più picchiare da altri bambini o quello che invece cerca di picchiare più forte?
Vogliamo confrontare il piccolo eroe di tanti film con il piccolo piagnucoloso e spione?
E lecito utilizzare la violenza per far valere dei diritti leggimi?
E questo il punto. E così troppo spesso le donne si assoggettano a questa legge subendo la superiorità fisica dei loro uomini, che ricorrono alle mani quando non bastano le parole.
E questo senza considerare i casi patologici di chi picchia la moglie quando è ubriaco o addirittura prova piacere nel picchiare la moglie o i figli.
Consideriamo un uomo normale come ce ne sono tanti, che quando perde la pazienza alza la voce e se non basta alzare la voce alza o potrebbe alzare le mani
Se arriva a picchiare allora la legge può essere chiamata in causa ma quante volte una donna è costretta a chinare la testa per il bene dei figli e magari anche del marito che ancora ama e che mai oserebbe denunciare?
O per timore della propria vita.
Certo ci sono le donne che reagiscono o addirittura tendono a prevaricare. Se magari sono più forti del marito o soltanto più determinate … ma in questo caso a vincere non è sempre la violenza?
A volte la violenza può scaturire anche dal sapere di avere torto e non volerlo ammettere (ad un livello fra il conscio ed il subconscio) : ed in questo caso può servire un invito a ragionare? O farebbe solo scatenare la violenza?
Volevo fare il “maschilista” spiritoso e mi sono trovato sommerso di domande …. meglio che mi fermi qui prima di annegare!
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